Nel sangue la causa dell’emicrania

Nel sangue la causa dell’emicrania

ECCO L'ORIGINE DEI MAL DI TESTA

Lo studio medico-scientifico di due ricercatrici milanesi è stato pubblicato sul prestigioso Journal of American College of Cardiology Basic to Translational Science (JACC BTS. La ricerca è stata sviluppata dal Centro Cardiologico Monzino e dall'Università Statale di Milano.

Sanitadomani.com – MILANO. Che relazione può esserci tra il mal di testa e il cuore? Molto più di quanto non si possa immaginare!
Uno studio del Centro Cardiologico Monzino e dell’Università Statale di Milano, spiega infatti per la prima volta il meccanismo fisiopatologico che correla l’emicrania con aura al cuore. 
L’insorgenza del mal di testa sarebbe conseguente al difetto cardiaco congenito del Forame Ovale Pervio (PFO) – comunemente chiamato “buco nel cuore”: si tratta della mancata chiusura totale alla nascita della comunicazione tra atrio destro e sinistro del cuore.
Una patologia oggi curabile con un intervento poco invasivo. 

UN DISTURBO CARDIACO
RAPIDAMENTE CURABILE

‘Il buco nel cuore’ è una condizione anatomica congenita molto frequente, che interessa un adulto su quattro, ed è dovuta ad una incompleta chiusura del setto che separa l’atrio destro dall’atrio sinistro.
Ma non basta. Diversi studi avevano già evidenziato una relazione fra emicrania con aura e PFO, segnalando che circa il 35% dei soggetti affetti da PFO soffre di emicrania con aura (per il 70% sono donne) e che in questi pazienti gli attacchi di emicrania spariscono o si riducono in modo significativo dopo la procedura interventistica di chiusura del forame.

ESAMI DEL SANGUE
‘ANTIEMICRANIA’

La connessione tra il persistente mal di testa, che in molti casi non risponde ai farmaci e si presenta incessantemente per giorni, e il cuore è da rintracciare nel sangue di chi soffre di emicrania.
Il sangue conterrebbe infatti numero elevato di piastrine e di microvescicole che esprimono una proteina in grado di innescare la cascata della coagulazione e la formazione di trombi. 
Una scoperta che induce a sensibilizzare i neurologi e i cardiologi a raccomandare la chiusura percutanea del PFO in tutti i casi di pazienti con emicrania con aura refrattaria ai farmaci.

UN’ARMA EFFICACE
PER VIVERE MEGLIO

“Nel frattempo è importante che questi pazienti sappiano che abbiamo nelle nostre mani un’arma efficace per dire addio alle loro temute crisi e per proteggere il cervello da rischiose ischemie” hanno commentato le ricercatrici Marina Camera, Professore Associato del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università degli Studi di Milano e Responsabile dell’Unità di Ricerca Biologia cellulare e molecolare cardiovascolare del Monzino, che ha coordinato la parte farmacologica-molecolare dello studio e Daniela Trabattoni, Responsabile dell’Unità di Cardiologia Interventistica 3 del Monzino, e coordinatrice della parte clinica dello studio.
Il nostro studio LEARNER (pLatelEts and migRaine iN patEnt foRamen ovale) – aggiunge Daniela Trabattoni – ha analizzato 62 pazienti sintomatici per emicrania con aura in terapia con cardioaspirina prima dell’intervento e 6 mesi dopo chiusura percutanea del PFO. Abbiamo rilevato che l’aspirina migliora gli attacchi di emicrania con aura, ma non li risolve, mentre la chiusura ottiene una regressione completa nel 69,7% dei casi”.

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