Diabete 1 nei bambini, nuovo farmaco ritardante dagli Stati Uniti

Potrebbe ritardarne l’insorgenza di quasi 3 anni

Il diabete può avere diverse forme, da affrontare a seconda dei casi in maniera diversa. Per ciò che riguarda il diabete di tipo 1, si tratta di una forma autoimmune che tende a manifestarsi prevalentemente nell’infanzia e nell’adolescenza. Dagli Stati Uniti arriva quindi un nuovo farmaco che potrebbe ritardare l’insorgenza della patologia nei bambini a rischio.

Sanitadomani.com – Stati Uniti. Il diabete di tipo 1 è una forma autoimmune, nella quale l’organismo tende a produrre autonomamente anticopri che vanno a danneggiare le cellule che producono l’insulina all’interno del pancreas. Di conseguenza, la produzione di insula si altera, o addirittura si azzera, causando così la presenza di un eccesso di glucosio (zuccheri) nel sangue.

Questa forma tende a manifestarsi soprattutto in età infantile ed è per questo che a seguito di diverse ricerche, alcune delle quali ancora in corso, negli Stati Uniti è stato approvato dalla FDA un farmaco che sembrerebbe ritardare di quasi 3 anni l’insorgenza di tale patologia nei bambini a rischio. 

Teplizumav contro il diabete 1

Il farmaco in questione si chiama Teplizumav e sembrerebbe essere in grado di ridurre parzialmente l’azione del sistema immunitario sul pancreas. In altre parole, la sua efficacia consisterebbe nel disattivare le cellule che erroneamente attaccano quelle necessarie per la produzione di insulina. Ritardare l’insorgenza della patologia potrebbe dunque aiutare i bambini a evitare future complicanze.

Al momento, negli Stati Uniti, il farmaco ha l’approvazione per bambini al di sopra degli 8 anni di età che ancora non hanno la patologia ma presentano nel sangue gli anticorpi che possono causarla e sono dunque ad alto rischio. Ricordiamo infatti che basta una semplice analisi del sangue per verificare o meno la presenza di tali anticorpi.

Il farmaco arriverà in Italia?

Per il momento, l’utilizzo di Teplizumab è stato autorizzato solo negli Stati Uniti attraverso una somministrazione controllata in ospedale. In Italia, invece, questo farmaco al momento non può essere utilizzato perché ancora in fase di controllo da parte delle autorità che si occupano della regolamentazione dei farmaci all’interno dell’Unione Europea. Bisognerà dunque attendere ulteriori sviluppi.

 

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