Smart working e inattività: chi è obeso più a rischio

Smart working e inattività: chi è obeso più a rischio

Sanitadomani.com – MILANO: Un aumento di peso e difficoltà emotive: conseguenze di smart working e inattività. Sono elementi che molte persone hanno registrato durante il periodo di quarantena imposta dal Governo.

Per chi è in buona salute generale, bastano poche settimane per tornare in forma. Ma per le persone che soffrono di obesità, la situazione può essere molto più complicata.

La Fondazione ADI dell’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica durante il periodo di lockdown ha svolto un’indagine; l’obiettivo era valutare l’impatto delle restrizioni dovute al Covid sulle persone con sovrappeso/obesità.

I dati sono stati presentati in occasione della Campagna Nazionale di Sensibilizzazione per la Prevenzione dell’Obesità e del Sovrappeso, lo scorso 10 ottobre.

AUMENTO DI PESO CON LO SMART WORKING

Lo studio ha coinvolto 1.300 pazienti dei Centri Obesità del SSN, compreso  il Centro Obesità del Policlinico di Milano. I pazienti hanno raccontato come sia modificato il loro stile di vita (alimentazione e attività fisica) durante la pandemia, soprattutto a causa di smart working e inattività.

I dati mostrano come le difficoltà emotive indotte dalla restrizioni abbiano influito sui comportamenti alimentari e di stile di vita. Circa il 50% delle persone con obesità ha avuto un aumento medio di 4 kg del peso corporeo. Un fattore ancora più evidente per le persone che svolgevano attività lavorativa in smart working; queste ultime hanno registrato aumenti di peso ancor più significativi. Inoltre, nel 58% di questi pazienti si è avuta anche una importante riduzione dell’attività motoria.

COUNSELING E SUPPORTO A DISTANZA

Il Policlinico di Milano ha cercato di mantenere il contatto con i propri assistiti. Durante l’emergenza Covid 19 e il relativo lockdown, la struttura ha attivato un servizio counseling nutrizionale e di supporto  psicologico motivazionale tramite telefono. “L’iniziativa è stata ben accolta dai pazienti –  spiega Luisella Vigna, responsabile del Centro Obesità e Lavoro del Policlinico di Milano. – Questa attività ha consentito di garantire la necessaria continuità terapeutica. Il rischio era assumere comportamenti alimentari scorretti su base emotiva, connessi in particolare all’isolamento ed alla immobilità forzata”.

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