La trappola mentale del Virus

La trappola mentale del Virus

A chi non è mai capitato dall’inizio della pandemia di ricercare informazioni su internet dal “Dott. Google” su come evitare il contagio oppure di ascoltare frequentemente il proprio corpo guidati dalla paura di cogliere segnali fisici indicatori di malattia da COVID-19? Ne parliamo con la psicoterapeuta Ilaria Caponi

La trappola mentale del Covid
Sanitadomani.com – AREZZO.
A chi non è mai capitato dall’inizio della pandemia di ricercare informazioni su internet dal “Dott. Google” su come evitare il contagio oppure di ascoltare frequentemente il proprio corpo guidati dalla paura di cogliere segnali fisici indicatori di malattia da COVID-19?
Prognosi non certe, difficoltà nella diagnosi e nella cura, misure di salute pubblica che violano le libertà personali associate all’incertezza rispetto a un futuro non programmabile, hanno contribuito all’aumento del disagio psicologico che si è manifestato in un incremento della paura delle malattie e della preoccupazione di ammalarsi così come della messa in atto di  comportamenti finalizzati alla riduzione del rischio del contagio”, commenta Ilaria Caponi, affermata psicoterapeuta, da noi interpellata in proposito.

Quali sono i comportamenti che ha registrato più frequentemente come spie di malessere psicologico legato a preoccupazioni per il Covid?

Premesso che parliamo di disagio e non vera e propria patologia, molte persone, a parte Google, consultano frequentemente il proprio medico non solo per chiedere informazioni ma soprattutto per essere rassicurati. 
Evitano di uscire, di andare a cena fuori o preferiscono effettuare acquisti on line per non esporsi in contesti pubblici.
 E ancora, un segnale di disagio è lavarsi ripetutamente le mani per evitare il contagio o porre molta attenzione a tutti gli oggetti potenzialmente contaminati.

Al di là dell’osservazione empirica, ci sono dati che possono fornire una misura dell’aumento di questo tipo di comportamenti?

Dati quantitativi effettuati in recenti studi (Wang, C. et al., 2019), mostrano come i comportamenti precauzionali e le paure associate al contagio siano aumentati in tutta la popolazione.
Oltre il 90% degli intervistati – riferisce la dottoressa Ilaria Caponi – ha riportato di avere in qualche misura paura di infettarsi, il 77% di poter infettare altre persone in qualche modo e il 65% ha dichiarato di avere paura di morire nel caso avesse contratto il virus.
 Il 28% degli intervistati, invece, dichiara di avere avuto comportamenti compulsivi frequenti legati al proprio funzionamento quotidiano
”.

Quando questi comportamenti ripetuti sono in qualche modo utili a metterci in sicurezza e quando invece si trasformano in una ‘trappola’?

Alcuni di questi comportamenti sono entrati a far parte nella nostra quotidianità in maniera inconsapevole e automatica.
Proprio come Aristotele ci insegna “siamo quello che facciamo ripetutamente” e l’eccessiva messa in atto di comportamenti ripetuti, anche se nati come tentativo corretto precauzionale di una paura reale, potrebbero imprigionarci in un vero e proprio funzionamento ipocondriaco o ossessivo compulsivo.
Nella gestione di un problema, infatti, è importante concentrarsi sul “come” funziona piuttosto che sul “perché” si sia formato, come afferma il prof. Giorgio Nardone.
– La psicoterapeuta Ilaria Caponi spiega inoltre –
Così come lo sciatore che scendendo dalla montagna batte una strada nella neve fresca e crea un solco che incanalandolo la seconda volta diventerà sempre più profondo e lo imprigionerà impedendogli di trovare altre vie, così anche i comportamenti messi in atto ripetutamente, gli automatismi e le paure ci  imprigionano in un unico funzionamento senza modificabilità di azione
”.

Dottoressa Caponi, come se ne può uscire?

La chiave, come spesso accade in queste dinamiche, è la consapevolezza.
 Se ci sorprendiamo ad avere alcuni dei comportamenti descritti sopra non spaventarci ma predisporci a provare a rendere flessibili i nostri schemi di percezione e reazione per evitare di subire una realtà che possiamo imparare a gestire”.

Psicoterapeuta Ilaria Caponi

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