Prevedere un infarto, la ricerca innovativa del Centro Cardiologico Monzino

Prevedere un infarto, la ricerca innovativa del Centro Cardiologico Monzino

Sanitadomani.com – MONZA: Riuscire a prevedere un infarto in anticipo e cercare di evitarlo. L’obiettivo massimo della prevenzione, che il Centro Cardiologico Monzino sta perseguendo da qualche tempo.

L’istituto infatti ha dato il via alla seconda fase di uno studio che tenta di predire un possibile infarto, legando i dati TAC a quelli dei biomarcatori. La ricerca prende in esame i soggetti con aterosclerosi.

Lo studio per prevedere un infarto

L’istituto monzese ha aperto la fase due di reclutamento per lo studio INTESTRAT-CAD. Obiettivo è analizzare i dati che possono portare a prevedere un infarto miocardico acuto. La letteratura medica, infatti, riporta la rilevanza dell’individuazione di placche aterosclerotiche a uno stadio precoce di sviluppo tramite TAC; statisticamente un paziente su cinque in queste condizioni va incontro a un evento cardiologico grave.

I ricercatori vogliono fare un passo in avanti, e riuscire a comprendere in anticipo chi sia “quell’uno” che svilupperà l’infarto. Questo permetterebbe di protegge il soggetto con programmi preventivi ad hoc, mentre gli altri quattro individui del calcolo statistico eviteranno trattamenti non necessari.

Come si analizzano i dati

La ricerca si basa sull’identificazione di marcatori molecolari, che vengono combinati a marcatori radiologici. Sono questi ultimi che, pur in assenza di sintomi, possono individuare precocemente la prima manifestazione clinica in una persona con aterosclerosi coronarica; ovvero se presenterà un evento acuto o una forma cronica stabile di cardiopatia.

I dati di imaging cardiovascolare, ovvero TAC coronarica ad alta definizione, accompagnano alcuni parametri delle cosiddette scienze “omiche”; genomica, epigenomica, trascrittomica. I medici analizzeranno il sangue di persone senza precedenti infarti o rivascolarizzazioni coronariche, ma con malattia aterosclerotica coronarica iniziale secondo la TAC. Poi prenderanno in esame uno o più biomarcatori da associare al quadro evidenziato dalla TAC stessa; saranno i marcatori nel sangue a rendere possibile l’individuazione dei pazienti a maggior rischio. Il tutto, con un semplice esame del sangue.

La storia della ricerca per prevedere l’infarto

“L’idea originale della ricerca parte dal presupposto dello studio EPIFANIA avviato al Monzino 4 anni fa – dichiara Gualtiero Colombo, Responsabile dell’Unità di Genomica Funzionale e Immunologia -. Non tutte le placche coronariche sono uguali e soprattutto non tutte conducono a un evento cardiovascolare Ci siamo dunque posti l’obiettivo di classificare il diverso rischio di eventi coronarici dei pazienti con placche iniziali, in base a indicatori prognostici molecolari personalizzati”.

“Utilizzeremo l’intelligenza artificiale per generare modelli i di predizione di rischio, studieremo nuovi aspetti molecolari della malattia, come l’assetto della risposta immunitaria/infiammatoria a livello cellulare – continua – Colombo -. I dati preliminari di EPIFANIA ci hanno confermato che possiamo classificare diversi tipi di placca. Le forme di aterosclerosi possono dunque essere diverse dal punto di vista molecolare: di conseguenza, potrebbero esistere parametri specifici per diversi sottotipi di malattia coronarica. Ora possiamo allargare i nostri orizzonti e le nostre ambizioni e trovare un maggior numero di questi parametri, per definire la predisposizione all’infarto a livello di singolo soggetto”.

“ Con la TAC coronarica – conclude Daniele Andreini, Responsabile dell’U.O. di Radiologia e TAC Cardiovascolare – che siamo in grado non soltanto di evidenziare una stenosi coronarica, ma anche di studiarla. Riusciamo infatti ad ottenere indicazioni sulla possibile composizione della placca; ne valutiamo sia la volumetria, sia le caratteristiche più raffinate. Da queste è possibile ricavare una prospettiva del rischio a lungo termine di sviluppare un evento coronarico acuto. Integrando queste informazioni con i nuovi marcatori molecolari avremo la possibilità concreta di applicare la Medicina di Precisione: interventi specifici solo per chi ne ha bisogno con certezza.”

INTERSTRAT-CAD è finanziato dalla Fondazione Regionale per la Ricerca Biomedica (FRRB) ed unisce in partnership l’Istituto Clinico Humanitas, L’IFOM (Istituto FIRC di Oncologia Molecolare), l’Università di Pavia e il Policlinico San Matteo di Pavia, con il Monzino come centro coordinatore e reclutatore.

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