Infermieri verso il pubblico, rischio RSA senza personale

Infermieri verso il pubblico, rischio RSA senza personale

sanitàdomani.com – ROMA: Le associazioni lanciano l’allarme: potremmo avere RSA senza personale entro fine anno. E’ una conseguenza di questo particolare momento del mondo sanitario. A causa dell’emergenza Covid-19, le strutture pubbliche stanno offrendo condizioni favorevoli per i contratti di assunzione.

L’analisi della situazione la fa Michele Colaci, Vicepresidente vicario di Confapi Sanità, confederazione italiana piccola e media industria privata. “Entro fine anno buona parte delle Rsa rischiano di rimanere senza personale infermieristico – dice Colaci – Saremo posti nella condizione di non poter più fornire una adeguata assistenza infermieristica ai nostri ospiti.  Questi ultimi dovranno così essere spostati negli ospedali, con il conseguente aumento delle degenze”.
 
Il trasferimento di una fetta del personale infermieristico verso gli ospedali  pubblico è comprensibile, ma attenzione alle conseguenze.  “Si tratta – prosegue il vicepresidente – di una decisione legittima che, tuttavia, sta sottraendo risorse preziose per l’assistenza sociosanitaria privata. Un fenomeno che metterà in crisi la stessa tenuta della sanità pubblica, le cui strutture verranno invase da pazienti fino ad oggi ospitati nelle Rsa”. Il pericolo infatti è che, con RSA senza personale, scenda il numero di posti disponibile nelle strutture su tutto il territorio italiano. Una persona fragile e anziana, anche se assistita al proprio domicilio, è sempre soggetta a emergenze cliniche, che possono richiedere un intervento medico. In questo modo, c’è il rischio concreto che aumentino i ricoveri negli ospedali. Per di più, in un momento in cui l’allerta Covid rimane alta.

 LA PROPOSTA PER IL FUTURO

Colaci propone di rivedere le politiche e le regole che sostengono la collaborazione tra assistenza privata e assistenza pubblica alle persone più anziane e deboli. “Occorre anche ripensare alla formazione nell’ambito infermieristico – conclude – aprendola a più soggetti e magari alzando i tetti di accesso alle scuole esistenti. In particolare è necessario dare priorità per la formazione alle strutture che fanno capo alle associazioni di rappresentanza delle Rsa, che possono garantire una corretta preparazione e  sbocchi lavorativi immediati e importanti”.

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