Vino fermentato col concime, 11 arresti

Vino fermentato col concime, 11 arresti

Sanitadomani.com  I NAS IN AIUTO DEL MADE IN ITALY  Undici persone sottoposte misure cautelari personali, di cui 6 in carcere e 5 agli arresti domiciliari, nonché il sequestro preventivo di 4 aziende e l’esecuzione di 62 perquisizioni locali e domiciliari nei confronti di imprenditori, operatori del settore vitivinicolo e aziende operanti nelle Regioni Puglia, Campania, Lazio e Abruzzo.
Inoltre altre 30 persone sono state raggiunte da avviso di garanzia poiché indagate a vario titolo.
In quattro regioni del centro-sud Italia, all’alba di questa mattina è scattata un’operazione dei Carabinieri dei NAS, dei loro colleghi dell’Unità Investigativa Centrale di Roma, dei Comandi Provinciali di Lecce, Brindisi, degli altri competenti per territorio, del 6° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Bari.
Decine di uomini in divisa che, coordinati dalla Procura della Repubblica di Lecce, hanno fatto scattare le manette nei confronti un gruppo di presunti imprenditori,  autotrasportatori, impiegati e funzionari pubblici, che in realtà commerciavano “vini” di pessima qualità o addirittura di origine sconosciuta per vini DOC o IGT, truffando aziende serie, esercenti commerciali e utenti.
Un danno enorme anche alla qualità e alla serietà del prodotto made in Italy che la Procura della Repubblica e l’ufficio del GIP del Tribunale di Lecce non hanno esitato a bloccare tempestivamente.
I vari reparti specializzati dell’Arma dei Carabinieri, con i NAS in testa, hanno indagato mesi per ricostruire l’astuta quanto criminale attività imprenditoriale avviata dai presunti imprenditori di vini.
In realtà dietro i panni di poveri e onesti piccoli imprenditori vinicoli della provincia di Lecce si nascondevano dei delinquenti che i Carabinieri, con il benestare dei magistrati, hanno potuto assicurare alla giustizia.
IL RACCONTO
DEI CARABINIERI
Dall’Arma dei Carabinieri è stata diffuso un comunicato stampa nel quale viene raccontato qual è stato il lavoro da loro svolto e con quali mezzi e tempi.
Il sistema commerciale posto in essere permetteva di ottenere prodotto vinoso a basso costo successivamente commercializzato come prodotto di qualità o addirittura biologico, DOC o IGT.
In particolare, si evidenziava la sempre attuale pratica della fermentazione alcolica di miscele di sostanze zuccherine ottenute dalla canna da zucchero e dalla barbabietola, commercializzate illecitamente in favore di note ed importanti imprese italiane operanti sia sull’intero territorio nazionale che estero.
Un metodo illecito di produzione – spiegano i Militari dell’Arma – gravemente lesivo della libera concorrenza, inevitabilmente falsata dall’esubero di produzione ottenuta mediante procedimenti fraudolenti di ingentissime quantità di vini appartenenti a marchi di qualità DOP (denominazione origine protetta), IGP (indicazione geografica protetta), DOC (denominazione origine controllata) ai quali l’Unione Europea ha riconosciuto l’origine geografica, condizionando la qualità e la peculiarità, alle tecniche di produzione tradizionali di un vino.
Nell’ambito dell’attività investigativa si è avuto modo di portare alla luce un altro fenomeno già conosciuto, quello della nazionalizzazione di prodotti UE venduti poi come italiani e addirittura attribuendogli denominazioni d’origine.
DI PESSIMA QUALITÁ  
MA SPACCIATO DOC
In particolare, si è avuta contezza di vino di origine spagnola – evidenziano i Carabinieri –  poi divenuto vino DOC o IGT italiano e nel caso di specie, pugliese.
Nell’alveo dell’indagine emergeva altresì la falsa dichiarazione di produzione di uve atte a produrre vino DOC e IGT commessa per il tramite di aziende agricole di proprietà di alcuni degli indagati.
L’operazione di P.G. ha pertanto permesso di stroncare tre associazioni per delinquere le cui illecite attività erano divenute insostenibili e depressive del mercato vitivinicolo in quanto immettevano in commercio prodotti biologici, DOC o IGT a prezzi molto bassi, ponendo fuori mercato le aziende concorrenti che lo ottenevano con le lecite e normali pratiche enologiche.
Le associazioni a delinquere, come scoperto dalle indagini, potevano contare sulla essenziale collaborazione di un infedele funzionario dell’ICQRF di Lecce, a carico del quale gli stessi Ispettori dell’ICQRF hanno eseguito le indagini, rappresentato l’illecita condotta all’Autorità giudiziaria ed hanno partecipato all’arresto effettuato dai Carabinieri del NAS.
L’analitica e completa disamina degli elementi raccolti ha evidenziato la sussistenza di vari reati di natura associativa e non, finalizzati al commercio di prodotti vinosi sofisticati, quali la falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico ed in registri informatizzati, la frode nell’esercizio del commercio, la vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine, la contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari, il riciclaggio e auto riciclaggio, l’attività di gestione rifiuti non autorizzata, fatti di reato commessi, in tutta la Puglia e in diverse località italiane.
LA RICETTA CRIMINALE:
ZUCCHERI E CONCIME
In particolare, nel corso delle attività, si aveva modo di acquisire vere e proprie “ricette” per l’utilizzo dello zucchero che unitamente ad altre sostanze, per il tramite di pratiche enologiche illegali, rendevano nuovamente idoneo vino acescente e/o di cattiva qualità per mezzo di una nuova fermentazione, oppure per la produzione di vino, mosto e mosto concentrato rettificato, utilizzati anche nella produzione di aceto balsamico di Modena, con il solo utilizzo di zucchero miscelato ad altre sostanze chimiche in particolare il Fosfato Monopotassico e il Solfato Potassico, generalmente utilizzati come concime, che si presume siano stati utilizzati per intervenire nella salinità del vino.
Le indagini sono state svolte dai Carabinieri del NAS di Lecce e da personale dell’ICQRF di Roma che hanno utilizzato vari strumenti investigativi, come:
intercettazioni telefoniche e riprese video; servizi di osservazione, controllo e pedinamento con rilievi fotografici degli incontri più significativi fra le persone di interesse investigativo; sequestri di sostanze di prodotti sofisticati e di prodotti atti idonei a sofisticare; acquisizione ed esame di documentazione relativa a documenti di trasporto del vino.
Nel corso delle indagini, a riconferma delle indagini dei militari, è stato già arrestato in flagranza uno degli indagati per una sofisticazione in flagranza, nonché effettuati d’iniziativa molteplici sequestri di prodotti vinosi e strutture, per un valore stimato di circa 70 milioni di euro.

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