MA LETIZIA MORATTI SA CHE…

MA LETIZIA MORATTI SA CHE…

ESAMI E VISITE A TUTTE LE ORE

Il capo della sanità lombarda, durante le sue visite di cortesia negli ospedali, sicuramente non apprende quali e quanti siano i reali quotidiani problemi pratici di chirurghi, specialisti di reparto, primari operativi, medici di pronto soccorso, infermieri, tecnici di laboratorio, OSS e nemmeno dei volontari del soccorso.  E' prevedibile che la risposta al servizio finanziato da Regione Lombardia arriverà, soprattutto, dalle strutture ospedaliere private convenzionate che potranno ripagarsi con parte degli 84 milioni di euro stanziati dall'Ente pubblico.

Sanitadomani.com – MILANO. Cari pazienti lombardi la Regione ha deciso: “prestazioni sanitarie ambulatoriali nei giorni festivi, nella fascia oraria pomeridiana dei giorni prefestivi e nella fascia oraria serale dei giorni feriali”.
Un vero sogno per i pazienti, ma anche per il mondo della sanità privata. 

E’ questa l’idea operativa elaborata dall’assessorato regionale alla sanità diretto da Letizia Moratti.
Un progetto già deliberato dal Governo regionale che, però, sembra aver fatto i conti senza l’oste.

In questo caso l’oste sono i medici e gli infermieri che in tutte le strutture sanitarie, soprattutto pubbliche, sono assolutamente di numero inferiore al reale fabbisogno.
Insomma, mancano medici ed infermieri. 

Non solo!

OPERATORI SANITARI
STANCHI E DELUSI…

Il ridotto personale sanitario rimasto, nella maggior parte dei casi, è stanco, stressato e spesso demotivato.
A contribuire in modo significativo al loro malessere professionale, oltre a turni e ore di lavoro straordinari, sono i due anni di incessante allarme covid e ciò che ha determinato.
La pandemia ha, infatti, costretto a rivedere anche l’organizzazione funzionale dei poliambulatori, dei pronto soccorso, dei ricoveri, degli interventi chirurgici e di tanti altri servizi essenziali con nuove improvvisate e improvvise emergenze.
E tutto questo senza che il fabbisogno di medici ed infermieri fosse adeguatamente soddisfatto. 

MA ALLA MORATTI
CHI GLIELO DICE?
La responsabile della sanità di Regione Lombardia, Letizia Moratti, è frequentemente presente in numerose strutture sanitarie della Lombardia.
E l’accoglienza riservatale per le sue visite annunciate è, ovviamente, celebrata in pompa magna.
Il suo arrivo è quasi sempre atteso per il taglio di nastri inaugurali od altre cerimonie formali.

L’assessore, alla luce delle sue delibera, sembra però che non abbia il polso della reale situazione.
Durante le sue visite di cortesia istituzionale negli ospedali, il capo della sanità lombarda sicuramente non apprende quali e quanti siano i reali quotidiani problemi pratici di chirurghi, specialisti in reparto, primari operativi, medici di pronto soccorso, infermieri professionali e non, tecnici di laboratorio, Oss e persino dei volontari del soccorso.

Ovviamente anche tutti gli ambulatori specialistici (radiologia, cardiologia, pnoumologia, eccetera) sono il cuore dell’ingranaggio della ‘catena di produzione’ sanitaria.
Se l’assessore, magari non in presenza dei Direttori Generali, ascoltasse il personale operativo, che lavora 8/12 ore al giorno nei vari reparti ospedalieri e negli ambulatori, certamente ne capirebbe le immense problematiche. 

E CHI EROGHERÁ
QUESTI SERVIZI?

L’idea di estendere gli orari di lavoro, di assicurare turni per visite specialistiche ed esami diagnostici, anche nei giorni festivi è indubbiamente bellissima.
La domanda alla quale non troviamo risposta è ovvia.
Ma con quali specialisti, personale medico, infermieristico e tecnico si garantirebbe l’erogazione delle annunciate ‘prestazioni straordinarie’ ? 

Se è vero, com’è vero, che nei centri di cura pubblici il personale ha il morale sotto i piedi ed è sotto organico, la risposta al servizio generosamente finanziato da Regione Lombardia arriverà soprattutto dalle strutture ospedaliere private accreditate o convenzionate. 

Le strutture sanitarie private, infatti, da sempre ‘arruolano’, con rapporti di consulenza, i migliori medici che si propongono dopo essere stati pensionati dal sistema sanitario pubblico.
Professionisti che, al culmine della loro incredibile esperienza acquisita nelle università e negli ospedali, accettano volentieri di proseguire il loro lavoro nelle strutture gestite dagli imprenditori della sanità privata.
E questo perché da pensionati non possono più lavorare per il Sistema sanitario nazionale

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